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		Infortuni sul lavoro 
		parte prima 
		
		Gli infortuni sul lavoro: 
		una piaga atroce nel nostro paese, tre morti al giorno, un numero 
		impressionate di feriti,sofferenze inaudite per le famiglie, un 
		patrimonio di professionalità distrutto, costi immensi per la società. 
		“Una tantum” i 
		sindacati insorgono, l'opinione pubblica si scatena, il presidente della 
		Repubblica si spende con “ il diritto alla sicurezza”, la politica 
		chiamata in causa offre le solite ricette: più controlli nei cantieri, 
		pene da inasprire per le imprese, lotta serrata ai subappalti ...  
		In sostanza gli infortuni sembrano, così, essere il frutto di una 
		legislazione inadeguata e pur tuttavia non rispettata dalle imprese e 
		dai lavoratori. 
		Una analisi sbagliata , che rende quindi difficile contrastare il fenomeno
		 
		La legislazione antinfortunistica , infatti, se intesa come leggi da 
		rispettare, si innesta in una graduatoria dei valori che abitano 
		naturalmente la persona al lavoro, dalla fidelizzazione all'impresa a 
		momenti in cui il lavoratore è carpito da pensieri e situazioni altre.
		 
		E' necessario allora che l'antinfortunistica diventi misura di 
		professionalità come la matematica lo è per l'ingegnere o la malta per 
		il muratore.  
		In questa logica è necessario: 
		Adeguare il sistema di formazione professionale in modo tale che 
		l'educazione manuale-applicativa assuma pari dignità di quella 
		intellettuale cognitiva. (lo stesso dovrebbe avvenire per l'educazione 
		socio-emozionale).  
		Il falegname, il muratore o l'agricoltore dovrebbe avere coscienza della 
		proprio valore nella società come lo ha ad esempio l'ingegnere.  
		Non dovrà allora essere la scuola dove si rifugiano “quelli che non ce 
		la fanno” o gli insegnanti con scarse capacità. 
		
		
		
		 
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