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letture ed emozioni di un libraio

Soltanto lo spirito ramingo di una donna inglese assetata di viaggi e di conoscenze poteva scorgere,all'inizio e nel fondo di una delle più belle valli delle dolomiti, un lene accucciato a guardia di un castello che tiene prigioniero un semidio.
Leone e semidio, va da sé, che abitano quei luoghi da secoli.. 

Forse che lì abitano ancora?
Amelia B. Edwards, mescolando storia e impressioni, mitologia e suggestioni, afferma che dovremmo interrogare il mondo nebuloso dei miti, se vogliamo dare un senso a tutto questo.
Fantasia o realtà?
O forse la fantasia, siccome esiste, contribuisce a costruire la realtà di più e di meglio della realtà medesima?

 

Qui nessuno è patrimonio di nessuno!
Io,noi,voi, le Dolomiti, quelle pallide come quelle altre, anche quelle verdi, possediamo questi luoghi da  milioni di anni e non saranno certo un paio di generazioni di umani a cambiare l'ordine generale delle cose. 
Questi umani: i soliti presuntuosi!
Fra l'altro, aggiunse il Pelmo scandendo bene le parole, sono umani che quando guardano dentro i secoli , vedono soltanto la punta del loro naso.


Vero è il contrario,invece: che sono gli umani il nostro patrimonio, che tocca a noi di proteggerli.

 

Tu sei ancora giovane – disse il vecchio al lampo – tu non puoi capire: temporale o non temporale, lampi o tuoni che siano, io abito qui. Baita ed io siamo in fondo la stessa cosa: stessa carne e anche medesimo destino. 
Questo significa abitare, ché altrimenti è un imbroglio. 
Torna dunque da quelli che ti hanno mandato e dà loro questa risposta: che un vecchio e un lampo, domani, si incontreranno e faranno un lampo ancora più grande;.

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La principessa, sempre a mani giunte, sempre con gli occhi dentro il cielo, sempre innamorata delle sue montagne, rispose di no. 
Poi aggiunse che non avrebbe mai detto di sì e che quando una donna, vieppiù se principessa, sposa la montagna, si tratta di un matrimonio indissolubile che nessuno, neanche un principe, può spezzare.

Quello che il Signore delle Cime vide osservando le Dolomiti sopra il suo carro di luce, supera ogni immaginazione anche quella di un Dio. 
Centinaia di nomi contrapposti speciali, astratti e sepolcrali. Avevano un nome le torri e le guselle, i sassi e le forcelle, i passi e le ferrate, le cenge e le cordate.
E poi c’erano i confini... Confini di stati e di regioni, di provincie e di frazioni, confini di regole e di consorzi, di comuni e di bacini. Confini di diocesi e di parrocchie e confini che spazzavano in due anche i fienili... Confini segnati dalla dal sangue e dalla guerra, dall’odio e dalla terra..
Il signore delle Cime, alla vista di tutto questo, fu preso da una furia incontrollabile..

 

 

Don Fortunato andò subito al sodo, e non era quello del seno delle Dame di Castelaz. Chiese ai suoi fedeli, sia agli uni che le montagne le avevano percorse in processione, sia agli altri che le montagne le avevano lavorate pericolandosi per la vita, da cosa derivasse maggior bellezza: se dal seno delle Dame o dalla croda delle montagne...

                                                                                                Il gallo cedrone iniziò la sua parata con un tenue coccodare che voleva incrociare, lassù, il sole. Poi l’animale mise la coda a ventaglio, buttò la testa all’indietro, chiuse gli occhi e si lasciò prendere dal godimento.

Ad un tratto Alessio, curvo sul suo obiettivo, non vide più niente. O meglio, vide nel suo obiettivo una esplosione di penne, quelle nere, quelle verdi e anche quelle bianche; vide il gallo cedrone tramortire e vide una macchia oscura che cadeva per terra cadeva per terra

 

La delegazione aveva fatto sapere che desiderava conoscere il passato delle dolomiti? Ebbene, lei, la Marmolada, la Regina, in assenza di un Re che non c’era mai stato, avrebbe accompagnato gli ospiti a farsi un giro per le montagne.

La Marmolada chiese il silenzio e attese che si spegnessero gli ultimi colpi di tosse della delegazione straniera (... )" "C’erano una volta gli uomini delle Dolomiti che adesso sono scomparsi. E’ stato un genere umano che è durato alcuni millenni e che non ha lasciato segni importanti del suo passaggio. Guardate! "

( ) Deve essere successo perché gli uomini non hanno lasciato traccia del, loro passaggio, se per traccia intendiamo uno di quei segni indelebili nel tempo che corrono così svelti che non si riescono neppure ad acciuffare e che per questo, quando li inseguiamo, tracciano la direzione del futuro."

"ci saranno una volta gli uomini delle dolomiti. Sì ci saranno ancora – affermò la Marmolada con le parole che le salivano dalla gola vacillando come foglie di faggio tremulo"

"torneranno gli uomini che coltivano la terra, che intagliano il legno, che forgiano il ferro, che scolpiscono la pietra. Torneranno gli uomini quando costruiscono e ricostruiscono le case come architetti di un universo che si lascia costruire e ricostruire, giorno dopo giorno, con umiltà. E quando succederà io ho deciso

 

 

Il libro "Cime inciolate e valli sconosciute
di Amelia B. Edwards

Il libro "Dolomiti post"
di Vincenzo Agostini