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Quaresima a Cortina D'Ampezzo - Belluno
Itinerario quaresimale proposto dal Decano Don Davide Fiocco
Domenica della trasfigurazione
2a domenica di Quaresima – 28 febbraio 2010
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 Dal Deserto al Monte
L'Oreb  Il Tabor   Il Sinai 

Ogni anno, il cammino della quaresima ci fa passare dal deserto delle tentazioni (1a domenica) al monte della trasfigurazione (2a domenica), dal silenzio del deserto allo splendore della visione, dalla domenica delle tentazioni a quella della luce sul monte Tabor.
In realtà c’è un filo che collega tre monti, come tre cime della stessa montagna: il Tabor richiama l’Oreb e rimanda al Sinai. Gli apostoli salgono sul monte Tabor insieme a Gesù per pregare; ma incontrano Elia e Mosé. Quell’Elia che, in antico, era salito sul monte Oreb in cerca di Dio: tenace difensore del nome di Dio, si inimicò il re e il popolo, sfuggì alla morte e incontrò Dio nel mormorio di un vento leggero. Mosè era salito sul monte Sinai, con in mano due tavole di pietra, sulle quali doveva essere rinnovata quell’alleanza con Dio, che il popolo aveva violato nel peccato di idolatria, adorando il vitello d’oro. Mosè cercava il volto di Dio, deluso dal popolo che aveva tradito la fedeltà promessa all’unico Dio. «Signore, mostrami la tua gloria»; Dio passò davanti a lui, ma nascose il suo volto: «Il mio volto non lo si può vedere… ti coprirò con la mia mano». 
Dio proclamò il suo nome: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà». Sullo sfondo, la prima lettura: momento tremendo e fascinoso, in cui Abramo chiede a Dio un segno che certifichi la sua promessa: «Signore, come potrò sapere che avrò il possesso di quella terra promessa?». Un momento di torpore, poi il terrore, poi l’oscurità…: nel buio fitto, il fumo di un braciere e la luce di una fiaccola sono segno dell’alleanza che Dio conclude con Abramo.

Il tuo volto o Dio io cerco
Non nascondermi il tuo volto


I tre apostoli, e prima Elia, Mosè e Abramo… Uomini che cercano il volto di Dio in un momento di sconcerto: «Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto». Lo dice il salmista, lo dice ogni uomo: e tutti siamo rimandati all’appuntamento sul Tabor.
 Ci saliamo anche noi, con le nostre perplessità, i nostri dubbi, il nostro buio… Perché il cammino di fede è anche questo: e chi vanta solo certezze apodittiche, non creda di essere sulla strada giusta, se almeno è vero quello che hanno vissuto questi grandi prima di noi. Cogliamo alcune suggestioni da questi "flash":

La fede è un continuo salire tra fatica  e splendori appena intravisti  
Ma l'nvito è perentorio
 "Ascoltatelo"


Gli apostoli passano dalla visione al buio, dalla luce alla nube, «ed ebbero paura». Noi vorremmo che il cammino della fede fosse un progresso continuo, di luce in luce, di certezza in certezza. E invece è così significativa la strada che il Signore riserva ai suoi tre amici: prima il sonno, poi la visione, poi la nube, infine l’ordine di ascoltare. Forse ognuno di noi può raccontare il momento della vita, in cui gli è brillata la certezza della presenza del Signore. Momenti esaltanti, come la contemplazione delle stelle del cielo per Abramo. Momenti importanti, che restano per orientare il cammino, per svegliarci dal torpore. Ma sono momenti: viene poi la nube dei tre sul Tabor, viene il terrore di Abramo di fronte alla fiaccola.
Che cosa resta? 
Un ordine: «Ascoltatelo». 
Il cristianesimo non è una religione delle visioni, la religione dei visionari o delle certezze assolute. È la fede dell’ascolto, la fede di chi prende in mano il Libro e vi cerca la parola di Dio. Dio Padre non ha detto «Contemplatelo», ma «Ascoltatelo». Non per nulla san Luca, diversamente dagli altri evangelisti, annota: «Appena la voce cessò, restò Gesù solo». E vale anche per noi.

La cima è ancora lontana
la strada è sempre in salita

Seconda suggestione: l’esperienza del Tabor fu così potente per quei tre amici, che «non riferirono a nessuno ciò che avevano visto». Era una cosa troppo grande, troppo piena, troppo divina. Eppure fra qualche settimana gli stessi tre li troveremo a Gerusalemme vigliacchi, fuggitivi, traditori: «Non so quello dici», non lo conosco.Questo parla anche a noi, e ci assicura che la strada è sempre in salita, anche dopo il monte della Trasfigurazione. 
Non siamo mai arrivati, non siamo mai in cima: chi è troppo sicuro, guardi di non cadere. Almeno finché non arriveremo a quella gloria finale in cui lo splendore di quel volto brillerà per sempre.

L'amore trasfigura la vita

3. Come terzo passo, lasciamo a san Paolo tirare le somme: «La nostra cittadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo». Non è un intervento di estetica facciale o di "siluette": ne ho un barlume quando penso ad Andrea, che finalmente si è innamorato sul serio, e gli dico: ti sei trasfigurato. Oppure, quando penso a Marina che da qualche settimana è riuscita a sollevarsi dal marasma dei suoi problemi personali, dedicandosi a un tossicodipendente che aspetta di entrare in comunità: e lo deve controllare a vista, perché nessuno gli passi la dose della ricaduta. Questo suo amore donato, la sta trasfigurando.
È l’amore che trasfigura la vita: e se l’amore che assaporiamo quaggiù può cambiare la vita di Andrea e di Marina, quanto più farà quell’amore di Dio, che sul Tabor è straripato dal corpo di Gesù?

 

Seconda domenica di quaresima 2010
Cortina, 28 febbraio 2010

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Realizzato con la collaborazione del Circolo Culturale "Antonio della Lucia"

 

 

 

Domenica della trasfigurazione

2a domenica di Quaresima – 28 febbraio 2010