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Temo per il silenzio di San Vittore. 

Una cosa preziosa, una cosa che manca, come manca in città l’aria pulita. 
Una cosa che vale, ma che non si sa quanto valga fino a che non ci viene a mancare, come l’acqua fresca e pulita del rubinetto, che quando manca si fa sentire. 
Questa cosa è il silenzio.
Per la verità i silenzi non sono tutti uguali. C’è un silenzio che ha la esse minuscola ed è il silenzio che a fatica ci accorgiamo che c’è, quando ci si infila a sorpresa nella giornata. È soltanto una assenza temporanea di rumori di fondo. 
È un silenzio casuale che nessuno ha cercato, ed è anche poco profondo e basta un niente a frantumarlo, basta un camion che passa, un cane che abbaia, una mosca che ronza, anche soltanto un sospiro o un pensiero volante può bastare a spezzarlo.
A volte questo silenzio è sgradito, com’è sgradita quella certa solitudine amara che nessuno vuole avere per compagna, men che meno in certi momenti della vita, proprio quando si vorrebbe qualcuno da vicino. Qualcuno con cui parlare.Poi c’è un Silenzio che ha la esse maiuscola. E questo è il silenzio cercato, desiderato, voluto. È un silenzio buono ed amico, profondo e poetico.
 Non c’è mosca che tenga, tanto è tenace, e non se ne va come il primo, per un niente che passa. In questo silenzio con la esse maiuscola ci si può immergere l’anima. Lasciarsi incantare come da una musica, lasciarsi parlare di cose eterne e profonde, di cieli e di pace, di cose importanti (di quelle cose a cui non possiamo mai dedicare del tempo). In questo silenzio si può restare da soli con se stessi e volentieri.
 O restare con Dio. 
A San Vittore nel santuario sul Miesna  questo Silenzio c’è. Certo non sempre, ma quasi sempre c’è.
Quello di San Vittore è un silenzio speciale: è fatto di colonne bianche sovrapposte nel chiostro, di un pozzo antico, di mute figure di santi alle pareti. 
Di un’arca di pietra lavorata. Di muri e di colori secolari. C’è dentro la memoria di cavalieri lontani, quelli che lo vollero costruire, e il ricordo dei monaci che lo abitarono. Ma è un silenzio che è fatto soprattutto di cielo, di eternità.Ora che tutto si fa più fragile e mortale che mai, ora che cose secolari sono rovinate senza scrupoli, io temo. Temo per il silenzio di San Vittore. 
Che accadrebbe io mi chiedo se questo silenzio tanto prezioso andasse perduto? 
Se si perdesse per Feltre, questo luogo così unico e bello, proprio nel suo silenzio? Perché forse nessuno oserebbe toccare le mura e gli affreschi dei nostri padri, ma il silenzio chi lo tutela? 
Non vi sarebbe sovrintendenza alcuna capace di tutelare il Silenzio, di difenderlo, come le mura di Feltre, dalle aggressioni del chiasso e della confusione.
E non mi rassegno a pensare che un giorno, "Il Santuario", proprio il "mio" San Vittore, possa perdere uno dei suoi beni più importanti, possa diventare come uno dei tanti santuari chiassosi, di quei luoghi volgari da cui il silenzio è stato scacciato, così come il senso del sacro.
Michele Balen
21 gennaio 2008

 


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