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Loredana Barattin
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La
crisi economica e la scuola dell'obbligo
Le ristrettezze economiche, le difficoltà
finanziarie, la congiuntura negativa (ahimè, mondiale) sta rivoluzionando il
modo di fare politica: i soldi non sono mai bastati, ma ora sono sempre meno.
Soprattutto sono molto meno di quanto abbiamo sempre avuto (sia a livello di
settore pubblico che privato). La vera sfida per il futuro sarà proprio questa:
riuscire almeno a mantenere il tenore di vita degli anni scorsi. Ebbene,
facciamo finta di niente? Facciamo finta di non vedere che i tagli statali,
dovuti alla crisi, stanno colpendo un po' tutti i settori? Cosa c'entra la
scuola con la crisi? C'entra, c'entra eccome: lo Stato sta cercando di destinare
moltissime risorse per gli ammortizzatori sociali (sussidi di disoccupazione,
CIG), le entrate fiscali sono in flessione, da qualche parte il danaro bisogna
prenderlo.
Il
balzello della scuola Ricci di Belluno.
Ed allora, la scuola pubblica ha subìto (anche per queste ragioni)
molti tagli. Io stesso posso testimoniare che anche le Scuole Ricci (medie), di
cui sono membro del Consiglio d'Istituto nonché della Giunta di Istituto, ha
dovuto aumentare il balzello odioso che le famiglie devono pagare per gli
acquisti di materiale di consumo in quanto il bilancio scolastico non consente
più alcune spese. Si tratta di € 25 per ogni ragazzo. Non dimentichiamo che
ci sono degli studenti che non riescono ad andare in gita scolastica perché i
genitori non possono permettersi il costo. La Giunta Comunale, nello schema di
bilancio, aveva stanziato € 20.000 per tutte le scuole della città: ritenendo
insufficiente tale cifra, ho presentato l'emendamento con cui ho chiesto di
aumentare tale importo (portandolo ad € 30.000). Certo, non basterà, ma
almeno il segnale c'è stato. Io e l'altro proponente, il Consigliere Uneddu,
nonché tutti i Consiglieri Comunali che hanno votato favorevolmente, hanno
dimostrato di voler restare vicini alle famiglie. Non posso non riconoscere che molti Consiglieri
abbiano votato contro la mia proposta in quanto erano in disaccordo dal togliere
danaro all'ISBREC.
Il
bilancio dell'ISRBEC
Ed allora, come ho fatto in Consiglio Comunale, guardiamo il
bilancio dell'Istituto: nel 2009, dopo aver sottratto tutti i costi possibili
(beni ammortizzabili, rimborsi spese a soci, ecc.), il bilancio è risultato
positivo per oltre 3.500 euro. Quanto meno, perciò, già stando ai loro conti,
il contributo a loro poteva benissimo essere ridotto di almeno 3.500
(evidentemente eccedenti le loro necessità). In più, ho saputo che i soci dell'ISBREC versano
€ 15,00 a testa, garantendo entrate per € 2.000 circa. Ebbene, visto che
l'attività è volontaristica, mi si può spiegare perché un genitore deve
pagare € 25,00 per mandare il figlio a scuola dell'obbligo mentre il Comune
deve intervenire per aiutare un Istituto (non obbligatorio) i cui soci versano
€ 15,00 a testa? Se i soci versassero € 25 a testa (così come i genitori
dei ragazzi delle scuole medie), potrebbero avere un ulteriore aumento di
entrate di circa € 1.500 che, sommate agli € 3.500 sopra ricordati,
porterebbero le necessità dell'Istituto di € 5.000 circa in meno. Ricordo anche che l'impegno derivante da una
convenzione stipulata dal Comune con l'ISBREC prevede la copertura delle sole
spese di consumo, stimate dall'Istituto medesimo in circa € 4.000. Tutto il
resto è POLITICA (e lascio ai lettori il significato – per me sempre più
vuoto – di questo termine..).
Ma il mio ragionamento è andato un po' oltre:
perché dare tutto questo danaro ad un Istituto, sicuramente con valenza storico
culturale di tutto rilievo, e nulla a tante altre associazioni culturali
insediate e operanti in città? Perciò ho chiesto, nell'emendamento, anche che
la distribuzione di tali contributi sia trasparente e predefinita da un
regolamento comunale.
Francesco La Grua
Presidente della Commissione I^ del Comune di
Belluno
Belluno 25
Marzo 2010
info@quadernibellunesi.it
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