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L'incredibile voglia di Vivere
Mario Melazzini a Belluno 
Un testimonianza incredibile di amore alla vita. 
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Un medico, un malato, un uomo
Un pubblico attento e a tratti commosso ha accolto martedì sera la testimonianza di Mario Melazzini, "un medico, un malato, un uomo" come titola il libro che racconta la sua storia di primario oncologo, malato di SLA, la terribile sclerosi laterale amiotrofica.
Ciò che più ha colpito è stata la grande sincerità con cui ha raccontato il suo percorso, dal momento della diagnosi, con la disperazione, la fuga dal mondo, il pensiero del suicidio assistito in una linda e confortevole clinica svizzera.
Poi l'amicizia con Silvano Fausti, l'incontro con il Giobbe della Bibbia, la scoperta che la vita è bella, le montagne sono belle anche se non le puoi arrampicare e ti devi accontentare di guardarle dal basso in alto. 
Melazzini sperimenta - per grazia - che la malattia non è solo una maledizione, ma può diventare "una nuova opportunità". Inizia la sfida più grande: imparare ad accettare non tanto la malattia, quanto il proprio limite, nel suo caso la totale dipendenza dagli altri. 
Questo dato, che prima lo ha fatto arrabbiare, poi lo ha riempito di gratitudine per i familiari e gli amici che lo circondano.
Scopre sulla propria pelle che la dignità dell'uomo non è una specie di "patente a punti", per cui tu parti con 20 punti e mano a mano che perdi qualche funzione ti tolgono dei punti finché ti tolgono anche la patente. ..
No! La dignità dell'uomo è ontologica, cioè legata al fatto - elementare e straordinario - di essere semplicemente uomo. Fa l'esempio dello sguardo con cui il medico guarda il bambino disabile (come un caso clinico) e come invece lo guardano i suoi genitori, come un bambino normale. Il malato è uno come noi, la malattia fa parte della vita e non bisogna averne paura: bisogna invece creare le condizioni per cui essa non diventi causa di discriminazione per il malato e per la sua famiglia, che non diventi un peso economico insostenibile, che non diventi una fatica insopportabile.
 Per questo è importante comprendere che non c'è solo il malato, ma che tutta la sua famiglia è malata ed ha bisogno di essere accompagnata e sostenuta in questo faticoso cammino.
Citando il caso Welby, Melazzini ha sottolineato come si faccia un gran parlare quando un uomo chiede di morire, mentre quando cento persone a nome di altre migliaia chiedono la possibilità di vivere dignitosamente e di essere prese in carico, non ne parla nessuno.
Per questo ha allestito un sito
 web - www.liberidivivere.it - su cui è possibile aderire all'appello rivolto al Presidente della Repubblica affinchè le istituzioni "pratichino un riconoscimento concreto, tramite investimenti di tipo economico e di promozione culturale della dignità dell'esistenza di ogni malato e (..) sostengano le organizzazioni che si impegnano nello stare accanto ai malati e alle loro famiglie".
Mercoledì mattina Melazzini ha offerto la sua testimonianza a circa 300 ragazzi delle scuole superiori cittadine, che l'hanno accolta con un un'ora e tre quarti di silenzio da lui definito "assordante", che gli è penetrato fino in fondo al cuore e di cui li ha ringraziati alla fine.
 Due lunghissimi applausi sono stati l'abbraccio caloroso e sincero che l'hanno salutato , colmi di gratitudine per questa straordinaria lezione di vita.


Donatella Da Corte
 
Medicina e Persona
Belluno 14 febbraio 2008


Mario Melazzini
Un medico,un malato,un uomo
Lindau. Euro 12

La Malattia
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria.
Esistono due gruppi di motoneuroni; il primo si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale nervoso attraverso prolungamenti che dal cervello arrivano al midollo spinale. 
Il secondo  è invece formato da cellule nervose che trasportano il segnale dal midollo spinale ai muscoli.
La SLA è caratterizzata dal fatto che sia il primo che il secondo motoneurone vanno incontro a degenerazione e muoiono. 
La morte di queste cellule avviene gradualmente nel corso di mesi o anche anni. In tale arco di tempo i motoneuroni rimasti, almeno in parte, sostituiscono nelle proprie funzioni quelle distrutte.
I primi segni della malattia compaiono quando la perdita progressiva dei motoneuroni supera la capacità di compenso dei motoneuroni superstiti fino ad arrivare ad una progressiva paralisi, ma con risparmio delle funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali (vescicali ed intestinali).


Massimo Pandolfi
L'inguaribile voglia di vivere.
Edizioni Ares. Euro12
Racconti di malati testimoni di speranza.
 Storie che i massmedia
censurano
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