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Anno sacerdotale 2010
Riflessioni di un laico cattolico (U.C.A.I. Belluno)

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Omelia di Don Giorgio Lise

Pasqua 2010 a Cortina
Omelia di Don davide Fiocco

IL sacerdote
Una riflessione di Luigi Gentilini

Parrocchia di cortina
Itinerario quaresimale
5° domenica

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4° domenica

Anno sacerdotale
Documento-base
per il C.A. della Lucia

Parrocchia di Cortina
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1° domenica

Parrochia di Cortina
Intinerario Quaresimale
2° domenica

Parrocchia di Cortina
Itinerario quaresimale
Le ceneri

 Don Aristide Fumagalli 
Convivenze e matrimonio 
(1°)

Don Aristide Fumagalli
Convivenze e matrimonio 
(2°)

Giornata della Vita
Lexio Magistralis
di Don Giorgio Lise

Don Davide Fiocco
Omelia di Natale
2009


Don Giorgio Lise
Omelia di Natale
2009

Don Giorgio Lise
Omelia Tutti i Santi


Eluana, un libro,il Concilio e i lefebvriani

Da Cresima a
"cresimificio"

Emergenza educativa nella Chiesa

Lettera aperta
al Vescovo
di Belluno Feltre 

La messa domenicale è un evento

Parrocchia e frazioni comunali
La Messa 

Tanti preti santi
Ma non mancano i funzionari.

Un intervento di Alex Vascellari

La verità
della Chiesa
solo nell'Eucaristia

Teresa de Bortoli
L'insegnamento 
della Religione
Cattolica

In morte di Celeste
Bortoluzzi
.
L'omelia di Don
 Rinaldo Sommacal

Caso Welby 1
Requiem laico
Giuliano Ferrara


Caso Welby 2
I funerali
Di Giuliano Ferrara

Il Sinodo diocesano

Pastorale familiare
(1°)

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Il sacerdote "icona" nei programmi di vita dei cristiani

In un periodo in cui la Chiesa sottolinea la figura del Sacerdote ed in concomitanza, purtroppo, con i recenti avvenimenti scandalistici scatenati sulla figura stessa, propongo una riflessione personale, animato anche dalla lettura dell’ottimo libro di Massimo Camisasca "Padre" con sottotitolo: "Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa?" La figura del Sacerdote è una "icona" nei programmi della nostra vita dietro la quale vi è una persona che ci appartiene nella misura in cui la "usiamo".
Non può essere "proprietà" d’un altro (o di un’altra), perché è "proprietà" dell’Altro in nome del quale ci interpella e ci coinvolge. Non è "legato" a qualcuno o a qualcosa, ma è lui stesso "legame" che unisce il Cielo alla Terra, perché fin dal principio ha risposto ad una chiamata: essere espressione e fondamento del legame che ha la sua origine nel rapporto trinitario, e discende sull’umanità per mezzo dell’incarnazione, passione, morte e resurrezione di Cristo, e personifica il più nobile dei legami, l’unico che porta salvezza: il legame d’Amore.
Non può avere "dimora", non può "abitare" in una via, presso un numero civico, perché la sua "stanza" è il mondo. Non può "ricevere per appuntamento" né eleggere luoghi ed orari per farsi incontrare, tanto meno prescrivere cure e rilasciare ricette.
E’ "il" viandante, "il" pellegrino che vagabonda per le strade della nostra terra; incontra e si lascia incontrare; ascolta e partecipa silenzioso e solidale al racconto; condivide, incoraggia, propone, indica; non giudica, ma perdona. E’ più del parente, più dell’amico perché non chiede ricompensa o compenso, ma offre gratuitamente ciò che ha e che gli è stato dato: la vita.
Solo lui è capace di rinnovarci, di farci ridiventare "vergini" come eravamo in principio, irrompendo con la sua potenza nelle sciagure del nostro spirito ripetendoci: "Va’, io ti assolvo perché Dio ti ama."
Solo lui è capace di saziare la nostra fame e la nostra sete di divinità, di immortalità, di bellezza, perché con la sua parola e con il suo gesto il Corpo di Cristo si sostanzia nel pane e nel vino e, donandocelo in cibo, ci rende "portatori" di Gesù il Cristo, allo stesso modo come Maria ha portato Gesù nel suo ventre.  All’ultimo è lui che abbassa la maniglia della nostra porta verso l’infinito. Se la misericordia di Dio, da lui implorata in quel momento, fa scattare la serratura, nostro sarà finalmente il godimento eterno in Paradiso insieme ai nostri cari ed amici santi.
Mi viene spontanea una invocazione:


o Sacerdote, il Signore che ti ha scelto ti benedica.


 La tua condotta sia tale che uomini invidiosi e maligni, alla ricerca di pretestuose giustificazioni, non possano "umanizzarti" al loro livello, dimostrando non solo che non sei migliore, ma, anzi, sei peggiore di loro. La tua presenza sia un sorriso di pace; la tua difesa sia l’umiltà del "servo"; la tua grandezza sia il sigillo che solo tu sai mettere fra Dio e l’uomo affinché diventino "una cosa sola". Per il resto, chiedici, perché sei di famiglia. Da me non occorre che bussi o che suoni il campanello… entra e rimani con noi, soprattutto quando si fa sera.

Luigi Gentilini
Belluno, 31 marzo 2010

 

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Massimo Camisasca
Padre
San Paolo
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Andrea Riccardi
Dall'altare al mondo
Edizioni Paoline

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Stile sacerdotale
Sulle orme del Curato d'Ars
Libreria editrice Vaticana
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Divo Barsotti
Le responsabilità dei preti
Lettere al Papa
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