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Quaresima a Cortina D'Ampezzo - Belluno
Itinerario quaresimale proposto dal Decano Don Davide Fiocco
Chi è senza peccato…
5a domenica di Quaresima – 21 marzo 2010
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 Benedetto quel peccato

Questa pagina del vangelo ha sconcertato i cristiani di ogni generazione, tanto che soltanto dopo la recente riforma liturgica questa pagina ha avuto un posto nella liturgia cattolica. Anche in antico faceva problema: qualche padre della Chiesa ha dubitato della canonicità e dell’ispirazione di queste righe, perché sembravano contraddire quella norma ecclesiastica, che considerava l’adulterio un peccato "capitale" (con l’omicidio e l’apostasia); pareva impossibile che Gesù perdonasse con tanta facilità, quando la Chiesa riabilitava l’adultero soltanto dopo anni di penitenza, e concedeva questo perdono una sola volta in vita. Ma è vangelo e come tale ci viene proposto. Gesù passa la notte in preghiera presso l’orto degli ulivi. Poi al mattino torna al tempio, con i discepoli, per predicare. C’è confusione: gente che va e che viene, mercanti e devoti osservanti, scribi e sacerdoti, ricchi e poveri: è il cuore pulsante dell’antica Gerusalemme, dove il profumo d’incenso si mescola a quello della paglia, il sacro al profano, il tintinnio delle monete alle lacrime delle orazioni... Un’umanità in miniatura. 
D’un tratto, il trambusto: urla, strattoni, incitamenti: "Avanti! Lapidiamola! Non perdiamo tempo! A morte! Vergogna! – e magari qualche parolaccia improferibile – Tirati su! Cammina!". È l’animo della folla, allora come oggi: vuole lo spettacolo del linciaggio; allora nel cortile del tempio, oggi nei talk-show televisivi. Sospingono quella donna sorpresa in un amore illecito. 
Gli sguardi uccidono e condannano impietosamente. La folla aumenta e gli sguardi si fanno più sicuri, sprezzanti, perché pronti a sferrare il colpo. Gioco di sguardi… Ma c’è Gesù: la trappola è servita. Uno porta una pietra e la depone vicino al Maestro: ne avrà bisogno anche lui. Questa volta il rabbì di Nazareth è alle corde: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Mosè ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Il suo sguardo si china e scrive per terra, misterioso, estraniato da quella folla. Le dita tracciano linee nella polvere. La gente è impaziente, non ha tempo da perdere: "Avanti... Dai!... La risposta". «Chi di voi è senza peccato...». 

Nel silenzio ritrovano la propria dimensione umana

Cala il silenzio, interrotto dal rumore sordo della prima pietra che cade; poi la seconda e avanti così: tutte vengono deposte. Gli sguardi si disarmano: non sono più rivolti alla donna, ma verso se stessi. Ma tutti se ne vanno. Poveri:! A pochi passi da loro ci sarebbe lo sguardo della salvezza, ma essi lo evitano, perché troppo orgogliosi per coglierlo; ci sarebbe uno sguardo che perdona e cambia la vita, ma essi vanno via. Manserunt duo, misera et misericordia (Agostino). Dopo gli sguardi sprezzanti della folla assassina, quella donna – solo lei – incrocia lo sguardo del Maestro: «Ed è in certi sguardi che si intravede l’infinito» (Battiato). Nessuno ti ha condannata? Neppure io, va’ e non peccare più. 

Confesso a Dio e
a Voi fratelli che ho molto peccato

 

E noi che posto assumiamo sulla spianata del tempio? Forse mi sento come quella donna: oggi non temo le pietre da parte degli altri; basto a me stesso per giudicarmi, per sentirmi il peso di sbagli fatti nella vita. Non mi piaccio, non mi piace come è andata l’esistenza: speravo di meglio. 
Non temere, non avere paura: quello sguardo di Gesù è l’unica verità sulla tua esistenza, è l’unico sguardo in cui intravedi l’infinito. 
Se lo incroci ti invita ad alzarti e ripartire con fiducia e coraggio. Il perdono non te lo generi da solo, è un dono che passa attraverso quello sguardo! Ma forse tante volte mi sento tra coloro che abitualmente hanno la pietra in mano?
 Anni fa mi colpì un volumetto graffiante sulla vita ecclesiale (Chiesa madre, chiesa matrigna: caustico, ma sincero, perché uscito da un uomo che ha passione per la causa). Erano i primi anni dopo il giubileo del 2000 e l’autore osservava: è stato bello vedere la Chiesa capace di chiedere perdono. Ma la Chiesa sa perdonare? Subito il pensiero è andato alle varie norme canoniche.

La comunità come luogo di perdono

 

 

Quella domanda però viene posta a noi, comunità locale: sappiamo essere luogo di perdono?
 Luogo in cui quelli che hanno tra le mani cocci di vita incontrano lo sguardo di Gesù o incontrano i lanciatori di pietre? Ce ne andiamo in giro armati, con la pietra in tasca, pronta per l’occorrenza. Infine c’è un ambito verso cui prendiamo spesso la mira con le pietre del giudizio: quando giudichiamo questi tempi come cattivi, quando sbraitiamo contro questa generazione, contro questi anni che sono invece comunque "anni di grazia, anni del Signore". Sento tante persone che sanno solo rimpiangere il passato, laudatores temporis acti. 
Abbiamo ascoltato san Paolo: «dimentico ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte». Nella prima lettura Isaia suggerisce una via diversa: «Non ricordate più le cose passate…! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?». Signore, sinceramente non la vedo, ma io ti voglio credere; e – almeno oggi – disarmerò le mie mani contro questi tempi, nei quali tu operi ancora.

Davide Fiocco
21 marzo 2010

 


Cristo e l'Adultera
Lorenzo Lotto
Dal volume "La bellezza della parola"

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La Bellezza della parola
L'arte a commento delle letture festive
San Paolo editore

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Von Balthasar
Teologia dei tre giorni
Queriniana
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Bernarda Cadavid
Tempo di grazia
Edizioni Paoline
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Gli ultimi giorni di Gesù
La verità dei fatti
San Paolo
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Ermes Ronchi
Al mercato della speranza §
Edizioni Paoline

 

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