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Lettera ad Antonia Ciotti. Sindaco di Pieve

L'accusa: un poderoso aiuto alla  svendita della nostra cultura.  

Ma  Antonia Ciotti preferisce un colpevole silenzio.

 

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Gent. Antonia Ciotti
Sindaco di Pieve di Cadore.
Leggo sul Gazzettino di mercoledì 29 agosto la sua risposta alle argomentazioni del patron della Safilo:
" Tabacchi, lei ha detto e scritto, ha chiuso la fabbrica di Calalzo, mentre Luxottica ha investito nell'agordino.
Chederemo aiuto a Del Vecchio".
Oggi  Daniela de Donà annota, sempre sul Gazzettino, la perentoria dichiarazione di Assindustria in sostegno di Tabacchi:
" La nostra associazione è convinta che il turismo sia un'attività industriale a tutti gli effetti e che, in quanto tale, ha pari dignità rispetto all'industria manifatturiera......Il turismo in provincia ha potenzialità di crescita enormi"
Forse mi sono sfuggiti molti "passaggi" del recente passato dell'associazione fra gli industriali della provincia, certo è, comunque, che d'un colpo con questa dichiarazione Assindustria mette in soffitta lunghe stagioni di contrasto con l'Ascom sulle prospettive economico-sociali della provincia e forse ne apre una nuova, proponendosi come alternativa all'Ascon stessa nella rappresentanza del settore turistico commerciale.
 Vedremo.
Ascrivendole a merito questa situazione mi imbarazza un po' rimarcare, ora, le sue parole di denuncia in risposta alle dichiarazioni di Tabacchi.
Sono parole che testimoniano l'importazione di una cultura che ci è estranea. Anche per lei, sig. Sindaco, la salvezza può venire solo da fuori; si chiami, questo fuori, Luxottica, Stato, Provincia di Trento o Bolzano.
Come il meridione siamo seduti su una miniera d'oro, ma non abbiamo più la forza di stringere nelle mani il manico di un piccone. 
Il passato antico e recente ha trasmesso al Cadore un patrimonio enorme, incommensurabile, che anche l'occhio meno attento può scoprire nell'identità della sua popolazione e del territorio.
 Non a caso, proprio in tempi di magra, lo hai ricordato lei, i cadorini hanno svettato sulle cime del mondo con le fabbriche degli occhiali. 
E oggi?
E' vero nella nostra provincia si è fatto di tutto per annacquare la nostra identità, il valore culturale intrinseco delle nostre produzioni, dell'occhiale, ad esempio, come del latte o del paesaggio.
Mai si è voluto capire che la bellezza delle dolomiti acquista significato solo attraverso gli occhi della nostra gente.
E allora come meravigliarsi se il Cadore non ha mai implementato una politica di promozione territoriale a partire dal suo vantaggio competitivo assoluto che è fatto di occhiali e del paesaggio?
 E' ancora. L'ULSS di Belluno ha una  lunga tradizione di eccellenza nella cura delle malattie degli occhi: come è stato possibile che Pieve di Cadore non abbia mai pensato ad una clinica ospedaliera con un livello di eccellenza internazionale, che abiti questa sua terra?
E' su progetti di questo tipo che si potrebbe
chiamare a raccolta tutto il mondo imprenditoriale bellunese.
Ma lei chiede solo aiuto....
So bene di ripetere queste cose da una vita, ma sicuramente sig. sindaco lei converrà con me che è difficile, forse impossibile,  annotare oggi un'idea decente da
da parte della nostra classe politica, che prima faccia sognare e poi
impegni tutti a renderla concreta e realizzata.
 Resta allora lo spazio anche per queste idee, forse, vetuste.
La prego, in conclusione Sig. Sindaco di accompagnare le sue considerazione su quanto le ho scritto con la risposta alle domande che le trascrivo di seguito.
- Lei è convinta che la Val Belluna non sia montagna, nella dimensione storico-politica-sociale del termine, come lo sono, invece, il Cadore, il Comelico, l'Agordino......?
- Lei è convinta che sia necessario un nuovo statuto per la provincia che salvaguardi e dia l'autonomia alla gente di montagna, prima di pensare ad una autonomia provinciale?
Grazie
Noè Zanette

 


Antonia Ciotti
Sindaco di Pieve di cadore




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