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Ecco perché non credo debbano essere affossati i referendum
Il referendum Di Sappada

Lettera di Gianpaolo  Bottacin con qualche annotazione di merito
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Il referendum di Sappada
Se abitassi a Sappada non avrei alcun dubbio, voterei sì.
E aggiungo che se i referendum rappresentano l’espressione del malcontento di cittadini che non sopportano più che ci siano discriminazioni da parte dello Stato fra una regione e l’altra, credo che sarebbe un grave errore affossarli in nome del senso di responsabilità.
Io di Roma non mi fido e quindi ritengo che qualsiasi strumento democratico debba essere utilizzato e sfruttato per ottenere il riconoscimento dei diritti che spettano ai cittadini di Sappada e dell’intero Veneto. Qualsiasi strumento, anche quello referendario.Non dimentichiamo mai che questo strumento è perfettamente legittimato dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Per cui è del tutto ovvio che se la Costituzione prevede la possibilità di modifica dei confini regionali, chi sostiene che nessuno andrà da nessuna parte, lo fa solo esprimendo una volontà politica, non certo motivazioni tecniche.
 E’ bene ricordarlo.Tutto ciò mentre nel resto d’Europa assistiamo sempre più spesso a modifiche di confini nazionali, a stravolgimenti di assetti istituzionali, a dichiarazioni di indipendenza.
In Italia no, in Italia non si può, o meglio non si vuole, bisogna lasciare tutto così com’è.
In quest’Italia, di cui non mi fido per nulla, non sarò certo io a dire ai miei concittadini di lasciar perdere, perché se io per primo non mi fido, come faccio a dir loro di star tranquilli e aspettare?
E nel frattempo tutta la politica, sopra la testa della gente, a discutere e a parlare. Ma poi la gente non vede risultati e allora si arrangia come può.
Il disagio della montagna veneta si è ormai palesato da tempo. Credo che sia ora di dare risposte concrete. Credo che sia ora che Roma (a prescindere dal colore politico) dia risposte che non siano prese in giro.
Chi tenta di attribuire colpe di qua o di là, cercando di distogliere l’attenzione dallo Stato Italia, vera matrigna delle nostre zone, è in malafede.Le responsabilità principali sono evidenti.
Le Regioni, le Province, in questo Paese, hanno ben pochi margini di manovra. E credo che dalle nostre parti tutto quello che questi enti possono fare lo stiano facendo. Con l’enorme limite dei pochi mezzi di cui dispongono, determinati da Roma, da nessun altro.
Chi cerca di attribuire le responsabilità agli enti periferici, dimentica che in Italia i bilanci regionali si basano principalmente su trasferimenti statali.
E’ Roma in sostanza che decide quanto deve esserci all’interno del bilancio regionale di ciascuna regione a statuto ordinario.
E così accade che Roma decida che nel bilancio del Veneto ci debbano essere 2246 euro pro capite e nel bilancio della Basilicata 4422.Ed è sempre Roma che, tramite il suo governo, ha inserito nell’ultima finanziaria un articolo per dare qualche decina di milioni di euro per i comuni di confine, ma ben 9 miliardi (!!) di euro a 4 regioni del sud per pagare il buco che hanno creato nella sanità.Il nostro valore è un centesimo rispetto a quello del sud.
 Ha senso tutto ciò?
Non credo. E mi preoccupa chi continua a parlare di federalismo dimenticando il meccanismo su cui si basa il sistema di finanziamento delle regioni.
Federalismo fiscale, lo dice l’etimologia stessa della parola, significa che le realtà periferiche raccolgono il gettito prodotto sul proprio territorio e poi decidono di fare un patto tra loro, mettendo in comune una parte delle risorse raccolte per pagare le “spese di condominio” dello Stato Italia.Purtroppo ciò in Italia non accade, con l’unica eccezione delle regioni a statuto speciale.
Ma allora mi chiedo, se in queste regioni accade quello che tecnicamente si chiama federalismo fiscale, perché chi parla di federalismo, continua a ripetere che le regioni a statuto speciale devono diventare ordinarie?
Certo discutiamo su quanto possano trattenersi, ma non possiamo di sicuro pensare di smantellare un meccanismo che c’è e che rappresenta perfettamente il modello di federalismo fiscale.
E allora, in questo paese, dove tutto sembra insuperabile e qualsiasi cambiamento pare essere un tabù, io credo che sarebbe un errore non utilizzare anche il potente strumento del referendum.E’ del tutto evidente che i referendum cosiddetti secessionisti sono una pistola carica puntata alla tempia dello Stato Italia.
 Chi tenta di affossarli, vorrebbe scaricare quest’arma. Io non sono fra questi.
Gianpaolo Bottacin
vicepresidente gruppo Liga Veneta - Lega Nord Padania
Consiglio Regionale del Veneto
8 marzo 2008

Un piccolissimo appunto
 Giampaolo Bottacin, a volte, mostra una militanza politica un po' fanciulla che lo porta a stravolgere anche il senso delle parole: passino i saluti padani, ma che senso ha dire "non mi fido dell'Italia", forse vuol dire della politica o dei politici italiani, ma potrebbe sembrare un attacco alla stessa democrazia invocata con i referendum, forse intendeva rivolgersi ai potere forti che purtroppo in Italia hanno sempre fatto i loro interessi, ma il discorso sarebbe diverso. Forse sente l'impotenza di fronte al dovere, tutto politico, di cercare il consenso su temi difficili. Forse capisce che non ci sono "regole" condivise
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Qualche puntualizzazione
In linea di principio nulla da dire sul rispetto della volontà popolare.
Agli studiosi di diritto mi piacerebbe, però, porre questa domanda : il diritto di un Comune si può configurare, in qualche caso, come un diritto individuale? Se le scelte di un Comune pregiudicano i diritti di altro Comune possono, cioè, essere messe in discussione?
Poi c'è la questione del bene comune che va verificato, evidentemente, in maniera non ideologica.
Più importante la questione della identità storica.
 Questo è un problema che dovrebbe mettere i brividi a chiunque voglia dare soluzioni diverse dalla realtà in atto.
 Ne abbiamo parlato più volte: la cultura di un popolo non è dettata né protetta da confini 
Nel merito invece. 

Dovrebbe essere chiaro che il passaggio di un Comune ad altra Regione rappresenta una sconfitta e un demerito per il sindaco di quel Comune e per la Provincia;
volutamente non metto la Regione, le cui colpe hanno il nome e il cognome dei politici bellunesi.
Quanto alle disparità di finanziamento mi sembra che Bottacin abbia cento volte ragione.
Quanto al federalismo fiscale Bottacin ha mille volte ragione
Ma sul tema del federalismo fiscale, dato per scontato l'assenza di Guido Trento e della Sinistra Bellunese, mi piacerebbe sapere dove sono gli altri politici da Dario Bond a Oscar de Bona.
Noè Zanette

info@quadernibellunesi.it


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Realizzato con la collaborazione del Circolo Culturale "Antonio della Lucia"